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ReMarkable. L’Ibrido che porta la Carta nel Futuro della Carta
03/05/2018|L'ANALISI

ReMarkable. L’Ibrido che porta la Carta nel Futuro della Carta

ReMarkable. L’Ibrido che porta la Carta nel Futuro della Carta
illustrazione di Simona Bramucci
parole di Matteo Sarlo
Dopo dieci anni di Kindle arriva ReMarkable. Una startup norvegese ha costruito un Tablet che è la sintesi perfetta tra iPad Pro e l’e-reader di Amazon. Ci puoi leggere, ci puoi scrivere, ci puoi disegnare. Il loro motto? PAPER TABLET FOR PAPER PEOPLE

C’è una verità sacrosanta nel mondo dell’evoluzione mediale. Nessun medium che si imponga, nessun medium destinato a restare, lo fa sostituendo il precedente. Tutti i media che hanno prevalso l’hanno fatto ibridandosi. ReMarkable è l’ibrido testuale per eccellenza.

I Norvegesi
Stando ai dati di Nielsen, con il 40%, l’Italia registra la più bassa percentuale di lettori su terreno europeo. La Spagna, per dire, quella di Iniesta e degli horror Movie, sta al 62,2%. Gli Stati Uniti, che a parte George Clooney  e Obama consideriamo degli incolti tutto slang e canotta bianca, esibiscono un incontestabile 73%. Certo, il fatto che il 68% della Germania dipenda da una ulteriore sotto percentuale gigantesca di Krimi – quindi letteratura di genere –, non c’è scritto nella statistica. Ma c’è un dato che non è proprio impugnabile: il 90% dei Norvegesi.

Non c’è scusa che tenga. Ma la popolazione è in un numero inferiore…? No. D’accordo ma dipende quello che legg…? Nemmeno. Perché 90% è come quando prendi 4 gol in casa. Poi non puoi andare a dire in giro che l’arbitro o che il caso o che però l’infortunio di. Ma la cosa che più importa è un’altra. Ed è questa: soltanto in Norvegia potevano inventare ReMarkable.

Kindle: the First One
Era il 2007 quando Kindle lanciava il suo primo e-reader. Era bianco, aveva una risoluzione di 167 ppi (oggi è il doppio), aveva molti pulsanti intorno allo schermo (oggi è touch) e lo potevi leggere al sole (oggi continui a poterlo leggere al sole). Sono passati dieci anni. Oggi esiste Oasis 2, l’ultimo modello top di gamma in alluminio e vetro e una risoluzione fuori di testa. Sono passati dieci anni, e dopo una decade sei legittimato a dirlo senza passare per quello che non crede nel progresso: il Kindle, l’e-reader che è divenuto metafora di ogni e-reader esattamente come l’iPod di ogni lettore mp3, è stato un insuccesso. Il fatturato del mercato dei libri di carta è in rialzo (fatturato aumentato del +1% secondo i dati Nielsen) e supera nettamente quello del libro digitale. Sia chiaro: questo in un contesto di calo progressivo dei lettori.

Cosa è andato storto?
C’è una scena in cui Frollo guarda il libro a stampa e pensa alla fine di una civiltà.

Aperta la finestra della sua cella accennò a Notre-Dame, la grandiosa cattedrale che con le sue torri gemelle, i muri di pietra e l’enorme cupola, la cui sagoma nera contrastava con lo sfondo stellato del cielo, sembrava una gigantesca sfinge bicipite accucciata al centro della città. L’arcidiacono rifletté per qualche istante in silenzio sul colossale edificio, poi, sospirando, allungò la mano destra verso un libro a stampa, posato aperto sul tavolo, e la mano sinistra verso Notre-Dame, rivolgendo lo sguardo mesto prima al volume poi alla cattedrale. Ahimè esclamò «questo distruggerà quella».

Questo distruggerà quella. Frollo esprime la paura perenne che l’avvento di un nuovo medium cancelli il precedente. E in effetti Kindle ha basato la sua strategia di comunicazione sull’opposizione con il vecchio medium: la carta. Perché nel Kindle entrano una quantità di libri che altrimenti ti servirebbe un appartamento intero soltanto per archiviarli, perché nel Kindle li hai sempre tutti con te, perché per comprarli e farli arrivare a casa tua non devi aspettare il corriere e non serve nemmeno che esci da casa, perché qualche decina di secondi dopo aver letto la recensione stai già lì con l’incipit e il primo capitolo. Ecco, proprio questo modello, proprio questa sfida unilaterale alla carta, questo tentativo di sostituzione, è stato l’errore. Sfidando unilateralmente la carta, ha perso la battaglia.

La tarda maturità della stampa
La domanda che si sente ripetere in continuazione oggi è se un medium prevarrà sull’altro e, di conseguenza, se siamo di fronte ad una nuova civiltà della scrittura. Al di là della riposta e della tenuta teoretica della domanda, la sua esistenza indica che quel che si sta attraversando è un periodo di transizione. Nulla esclude che in questa polarità potrebbe goderne il terzo, cioè il mercato degli audiolibri: l’abbonamento a Audible è una manna soprattutto per chi vuole far finta di “rileggere” i classici. Di fronte a questo scenario è naturalmente difficile fare delle previsioni. Quello che si può fare è però definire le caratteristiche e le conseguenze di tale epoca, quella cioè, con Bolter, della «Tarda Maturità della Stampa».
Giusto per essere chiari: «Tarda Maturità» non significa un declino o un’obsolescenza della stampa, ma il mutamento dei nostri atteggiamenti nei riguardi di una tecnologia – la stampa– per noi estremamente familiare e che quindi siamo portati a considerare, in base alla nostra lunga esperienza storica, come l’unica possibile, come l’unico spazio di lettura.
E qui si installa tutta quella retorica delle orecchie, dello sfogliare la pagina, del toccare l’abbondanza della collinetta a sinistra che cresce quando hai superato la metà e via discorrendo.
Ma in buona sostanza quel che sta accadendo è già accaduto: il codex.

Un problema di archiviazione: Il codex
C’è un presupposto teoretico-mentale che spiega l’insuccesso degli e-book: l’identità libro/testo. Come se la trilogia di Frank Bascombe non potesse che essere letta se non in un prodotto libro.  D’accordo sembra strano pensarla diversamente, ma il fatto è che per molto tempo nel mondo i libri non ci sono stati. Perché c’è stato un momento, simile a quello che stiamo vivendo oggi, in cui gli uomini si dibattevano per la mutazione della forma di catalogazione corrente, il rotolo, ad una nuova, il codex,  uno spazio più fruibile e facile da consultare. Di fondo allora il problema rimane quello dell’archiviazione del testo. Al posto dello scritto per la recitazione ad alta voce, il codex offre uno spazio visivamente più sofisticato (in uno spot di oggi equivarrebbe a PIÙ DEFINZIONE). La quantità di testo che un codice può contenere è nettamente maggiore di quella di un rotolo (HARD DISK PIÙ CAPIENTE); i cristiani probabilmente hanno scelto questo nuovo medium perché perfetto per archiviare tutti i testi neotestamentari. Poi sono state trasferite in questo nuovo spazio di scrittura anche molte opere pagane. Ma il passaggio netto è la dislocazione della scrittura da rappresentazione pubblica a studio individuale. La lettura silenziosa diventa comune nel basso Medioevo ma, già da molto tempo, i libri erano consultati da lettori singoli, soprattutto monaci. Ecco, qui comincia a generarsi quell’identificazione del libro con il testo. Quindi non è poi proprio tutta colpa di Jeff Bezos.

 

Durante il Medioevo gli amanuensi rielaborano lo spazio visivo introducendo decorazioni, immagini, note e commenti al margine: la pagina è avviluppata in una specie di rete. Il primo vero esempio di ibridazione, quello tra testo e Biblia pauperum: il racconto per immagini viene incluso all’interno del testo, rendendo questi prodotti dei veri e proprio ipertesti ante litteram. E da questo punto di vista il libro a stampa è un downgrade, poiché ha determinato la fine di quella sintesi perfetta tra testo ed immagine.

Atteggiamenti di fronte al cambiamento
Di fronte a un cambiamento vi sono sempre due schieramenti. Gli entusiastici – coloro che vedono con grande ottimismo ampliamenti di libertà e di opportunità – e gli scettici – coloro che non credono al mutamento e che ritengono che il medium fino ad allora elaborato sia in assoluto l’ultima evoluzione possibile.

Entusiasmo

I libri elettronici (dell’inizio del XXI secolo) comporteranno enormi vantaggi, con immagini in movimento e in grado di interagire con l’utente, paradigmi di ricerca sempre più intelligenti, ambienti simulati in cui l’utente può entrare e che può esplorare, e la possibilità di accedere a quantità sempre più vaste di materiale. Ma per la loro capacità di rendere davvero obsoleto il libro cartaceo, sarà decisivo che le proprietà tipiche della carta e dell’inchiostro siano adeguatamente imitate. Il libro diventerà obsoleto, anche se, della lunga storia e della sua enorme diffusione, occorreranno un paio di decenni perché sia relegato nel vero e proprio antiquariato.

Raymond Kurzweil

Scetticismo nostalgico

Siamo sulla soglia di un cambiamento; la cosa non potrebbe essere più evidente. Il mondo della stampa fa parte dei residui di un ordinamento dal quale ci stiamo allontanando per scelta o per costrizione da parte della società. E’ una trasformazione che sta investendo tutta la nostra cultura e ci trascina lontano dagli schemi e dalle abitudini della pagina stampata, spingendoci verso un nuovo mondo che dipende dalla comunicazione elettronica.

Sven Birkerts

 

Scetticismo incondizionato

Nessuno leggerà mai un romanzo su un fastidioso schermo, mai

Annie Proulx

ReMarkable.
Paper Tablet for Paper People
Sia chiaro, le orecchie non le fai nemmeno su ReMarkable. Ma c’è una differenza enorme tra questo e tutti gli altri e-reader, compreso Kindle: ReMarkable non si pone come antagonista, ReMarkable vuole farsi ibrido. La strategia di comunicazione di ReMarkable non potrebbe essere più intelligente. Apri la loro home e leggi:

Better paper.
Better thinking.
The paper tablet for people who prefer paper.

Qual è il sottotetto di questo slogan? È evidente e la comunicazione adottata dalla startup norvegese non avrebbe potuto cogliere più nel segno: ReMarkable non è per quei progressisti oltranzisti che portano avanti la bandiera della retorica dell’antiretorica (qualcosa tipo IO ODIO LE ORECCHIETTE AI LIBRI e NO, IO NON SNIFFO LETTERATURA), non è per i pochi nerd che pur di avere un tablet in mano si metterebbero perfino a leggere un libro, no, ReMarkable è esattamente per gli esseri umani del vecchio mondo, quelli che vogliono sentire l’inchiostro e che non possono leggere se non con una matita in mano, perché ReMarkable è per quelli esseri umani che possono rileggersi un bel passaggio senza aver timore di perdere tempo, quelli che adorano le gabbie strette e belle centrate perché così possono chiosare a destra, a sinistra, su e giù.

Come c’è riuscito?
ReMarkable rende chiara una cosa, quando un nuovo medium è davvero rivoluzionario non tenta di prendere il posto del medium in uso, ma tenta di trascinare quel medium nel futuro.
Come?

  1. Ereditando
  2. Innovando

Nel punto 1. c’è un principio di sedimentazione. Cosa rende la carta piacevole? Fondamentalmente due cose: non è retroilluminata ed è semplice da usare, anche senza un sistema operativo come iOS.
Ecco, ReMarkable ti dà la stessa sensazione di leggere (punto 1.) e scrivere (punto 2.) su un foglio di carta. Ed ecco sedimentazione e rivoluzione fusi insieme. Lettura e scrittura.
Perché se la tecnologia E-Ink, quella del Kindle per capirci e utilizzata anche per ReMarkable, ti garantiva una esperienza di lettura simile al libro stampato è pur vero che non ti permetteva di sottolineare, scrivere pensieri a margine, disegnare ghirigori su quella pagina, e solo su quella pagina, mentre rispondevi alla telefonata ma non volevi comunque fisicamente abbandonare quella storia. Come se fare dei cerchietti fosse la fune che ti tenesse aggrappato a quella scena fino alla fine della conversazione. Poi c’è ReMarkable. ReMarkable ti permette tutto questo. Perché insieme al Tablet il team di Magnus Wanberg (CEO e fondatore di ReMarkable) ha pensato ad una speciale matita, in grado di interagire con lo schermo come se si trattasse di un foglio pigna.

Mimesi: lo Schermo
Poi c’è il fatto della verosimiglianza. Perché, diciamocelo, come fai a fare finta che un microscopico schermo da 6/7 pollici di un Kindle sia quello di un Hardcover? Seppure, bisogna ammetterlo, c’è stato un modello di Kindle, uno soltanto, che aveva tentato con uno schermo da 9,7 pollici: Kindle DX, ora ritirato dal mercato.

Anche qui la strategia di ReMarkable è stata conservativa e, perciò rivoluzionaria: uno schermo da 10.3 pollici che pesa 350 grammi, praticamente la cosa più simile a un libro, a parte un altro libro, che esista sul mercato.
Naturalmente vi è in questa strategia un elemento di omaggio e uno di oltraggio. Perché ReMarkable ha capito che il nuovo medium deve imitare e rassicurare su alcuni tratti del vecchio per poi presentarsi come un suo esplicito miglioramento. È come il giornale di Harry Potter, quello con le figure che si muovono, rispetto all’App di qualsiasi quotidiano sull’iPad. Da una parte hai un oggetto completamente diverso con il quale puoi fare molte più cose ma che senti come estraneo, dall’altra hai lo stesso oggetto ma potenziato e migliorato.
Il giornale di Harry Potter non esiste ancora. ReMarkable, invece, sì.


Matteo Sarlo ha scritto per diverse riviste filosofiche, di critica cinematografica, viaggi, cronaca e narrativa urbana. Nel 2018 ha pubblicato Pro und Contra. Anders e Kafka.

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