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Fedez-Ferragni: Royal Couple made in Italy
23/01/2018|L'EVENTO

Fedez-Ferragni: Royal Couple made in Italy

Fedez-Ferragni: Royal Couple made in Italy
illustrazione di Chabacolors
parole di Federica Serafinelli
Sul Fenomeno Fedez/Ferragni come simbolo di uno stile di vita che non ammette l’economia del sacrificio

Una influencer di fama mondiale, un rapper e produttore discografico in cattedra a X-Factor, Matilda e Pablo, due bulldog francesi, un Leone in arrivo. È il ritratto di famiglia idolatrato, criticato, disprezzato, comunque presente, come l’effige del dittatore nella casa di qualunque “seguace” che non voglia vedersi agli arresti per alto tradimento.

Chiara Ferragni e Fedez, per crasi Ferragniz, aprono ogni giorno le proprie trattative all’asta, esibendo e celebrando il valore di quella tela tessuta come un arazzo sulle coordinate sociali di cui loro stessi sono vittime e carnefici, artisti e mecenati. La quotidiana informazione, offerta da una storia d’amore in piani sequenza oltre sedici milioni di followers su Instagram, ammalia con lunghe ciglia spiegate, un po’ come l’icona che strizza l’occhio sui capi essenziali e giocosi della Chiara Ferragni Collection.

La domanda che orizzontalmente attraversa il vertice della curiosità di qualunque persona che sia stata più o meno sfiorata dal fenomeno di questa fama assetata di aggiornamento, brevemente si riduce al “cosa hanno fatto per meritarsi il successo ?”. “Nulla” potrebbe essere la risposta autentica e immediata sulla quale converrebbero dileggiatori e ammiratori, purchè sinceri.

Il negotium di un’immaginario, l’otium che diventa un brand . Ma è poi così aderente ai fatti accordare loro il valore, profondo, di questa “nullità”? Si rischierebbe di andare fuori traccia se non si prendesse in considerazione l’abilità spregiudicata messa in campo dalla coppia nel creare una struttura sacrale, simbolo di un profano che non ammette l’economia del sacrificio, ma il dono gratuito della bellezza declassata, per i procuratori di una certa morale, a vanità. Il “nulla” infittisce dunque la sua trama e la plasma con il pragmatismo di un cinico smacco alla querelle sugli antichi e sui moderni, per volgersi ad un approccio più fresco e audace alla società dell’immediatezza e alle sue derive, impossibilitata a prendere in mano un cannocchiale per osservarne l’approdo.

Troppo fattuale per diventare una promessa. Un caleidoscopio a lente rotante si rivelerebbe efficace per tentare di analizzare il fenomeno poroso, dinamico e seducente  che la coppia Fedez-Ferragni è in grado di realizzare e autoprodurre, esibendo gli istanti della loro vita in immagini dalle ripercussioni virali.

Immediati e senza filtri, fatta eccezione per quelli che Instagram fornisce per modificare i selfie, gli scatti es-posti sui social network immortalano l’istante di un momento di vita quotidiana, dal brunch healthy ad una felpa con la scritta Leo’s mummy e Leo’s daddy, per non dimenticare, o piuttosto per celebrare, la potestà genitoriale del futuro Royal Baby d’Italia. La bellezza di questo artificio, che si autoalimenta e fa parlar di sé, abbagliando le folle con il flash che squarcia la mediazione del sipario tra il palcoscenico e la platea, è una bolla di sapone fluttuante sulla cui superficie si riflettono plauso e meraviglia.

L’acclamazione generale, l’invidia che tradisce comunque un certo interesse, o il biasimo più squalificante sospingono questa fragile sfera lungo la rotta degli scatti seriali, avulsi dallo studio tecnico e progettuale di un reportage, distanti dall’idea di un contenuto sedimentato che decreterebbe il rango di opera d’arte. Eppure c’è una certa propensione ad interessarsi, a mostrare un di-vertimento mai pago di sé e continuamente assetato, per usare un’espressione minimal, di “cose belle”, al limite della passione, per le vite mitizzate di una fashion blogger, tra le più influenti al mondo, e del suo compagno, in vetta alle classifiche musicali italiane.

Ci si continua a stupire di come questo ingranaggio delle meraviglie possa effettivamente suscitare emozioni, ampliare il proprio consenso popolare, estendere una fama che si mette in posa per alimentare un circolo mediatico mai saturo, in apparenza. I critici più ostili, i militanti dello sdegno farebbero bene a guardarsi dal loro atteggiamento censorio, obsoleto, che pretende di decriptare il reale, la società e le sue tendenze, mediante strutture linguistiche irrigidite e non disposte a lasciarsi travolgere dal flow di accessibilità voyeuristica che recapita un assegno di disoccupazione ai paparazzi. L’industria dello svago erra alla ricerca di splendidi labirinti in cui è facile smarrirsi.

Le idiosincrasie sembrano dissolversi nel momento in cui si avventurano in quella coreografia di siepi meravigliosamente orchestrata. Non per questo ci si può arrestare, pretendere di arroccarsi su granitiche posizioni esclusive, fiere di non scendere a patti con il possibile nemico, che, di fatto, è uno dei modi attraverso il quale si esprime la vita in un dato momento storico.

È necessario, perciò, abbandonare i canoni tradizionali, non più adatti a produrre una critica edificante, che vada in avanscoperta e che sia disposta ad appassionarsi alla strategia del rivale. Anzitutto per conoscerlo e poi per riconoscerlo. Il livellamento democratico stabilisce piuttosto fluidamente una serie di standard nei confronti dei quali qualsiasi jacquerie finisce per annaspare, inghiottita dalla tirannia della maggioranza. Il pensiero oppositivo, del resto, gioca la sua partita condividendo il medesimo asse sul quale si erige anche l’avversario, che fa del rischio la soluzione creativa per un merchandising seducente e di portata capillare.

Chiara Ferragni e Fedez si affermano come simbolo di uno stile di vita che intorpidisce con l’accattivante proposta di una bellezza apparentemente nuova, di volta in volta declinata in un eterno ritorno dello shooting. Per questo offrono un coinvolgimento di tendenza e a buon mercato. L’approssimazione, con la quale molti giudizi bersagliano lo splendore del loro teatro sociale, non tiene conto del popolare spazio d’immedesimazione possibilitante . Chiunque ha bisogno di sognare, di evadere e di proiettarsi nell’etere di quell’artificio. Tuttavia, se il miraggio è ingannevole, il sogno custodisce una rivelazione profetica e implica un dispiegamento di forze notevole, prescindendo dall’indugio del “chiunque lo può fare”. Loro, intanto, lo hanno fatto.


Federica Serafinelli studia Filosofia alla Sapienza. È appassionata di arte, piante esotiche, lunghe passeggiate in luoghi da esplorare e nei quali perdersi.

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