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Il tacco: odi et amo
20/03/2017|L'EVENTO

Il tacco: odi et amo

Il tacco: odi et amo
illustrazione di Matteo Sarlo
parole di Serena Pagliaroli

 

“Chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire!”. Così recita il detto popolare che si tramanda di madre in figlia e che spiega che, per raggiungere l’agognata immagine imposta dalla società, noi donne dobbiamo sacrificarci almeno un po’.
Ma partiamo con calma dall’inizio, anzi dal basso. Le scarpe. C’è chi dice di odiare i tacchi perché scomodi, chi li porterebbe tutto il giorno, chi ama le ballerine, chi preferisce la zeppa. Su un punto siamo tutti d’accordo: sono bellissimi! Senza tacchi abbiamo la famosa camminata a papera, perché l’angolo fra piede e caviglia è esattamente 90° , cioè un angolo retto, ed il peso è distribuito al centro del piede.
Con i tacchi, invece, il tallone si alza e l’angolo diventa ottuso, per cui il peso grava sull’avampiede. Ci troviamo, quindi, a lottare contro la forza di gravità.

Come convivere con i tacchi?

Inutile dire che, se si chiede aiuto alle “esperte”, le fan sfegatate del tacco 24 ore su 24, ci si sentirà rispondere: “Mi raccomando, prendi il numero esatto”. “Se vai ad una cerimonia, portati le scarpe di riserva”. “Sei una novellina? Inizia con una zeppa o preferisci le scarpe con il plateau”. E ancora, “Ogni tanto fai una pausa”.
E dire che persino la duchessa di Cambridge, meglio nota come Catherine “Kate” Middleton, sembra avere il suo asso nella manica: un paio di solette interne firmate da una designer ed imprenditrice londinese.
Ma, volendo spiegare l’argomento in termini fisici, il problema dei tacchi è la pressione. Il caro Isaac Newton ci viene incontro con il terzo principio della dinamica o principio di azione-reazione:

Se due corpi interagiscono tra loro, si sviluppano due forze, dette comunemente azione e reazione: come grandezze vettoriali sono uguali in modulo e direzione, ma opposte in verso.

Che significa? Tradotto in termini semplici: quando indosso un paio di scarpe esercito una forza verso il terreno, ma, allo stesso tempo, il terreno esercita una forza uguale e contraria verso di me.
Le scarpe alte fanno male e sono scomode perché la pressione esercitata sul terreno si concentra solamente sulla pianta e non su tutto il piede.
La ricerca della scarpa ideale ha coinvolto anche l’Institute of Physics di Londra, che ha ideato la formula dei tacchi alti.
La classica décolleté viene vista come un triangolo rettangolo, in cui l’altezza del tacco è il cateto minore, e la formula spiegata a partire dal teorema di Pitagora.

Per camminare bene una donna dovrebbe, dunque, portare tacchi di altezza h:

dove S è il numero di piede secondo il sistema inglese e Q è un fattore sociologico che varia tra 0 e 1, definito come:

dove P è la probabilità che la donna faccia girare la testa agli uomini. È un numero decimale compreso tra 0 e 1. y è il grado di confidenza che ogni donna ha con i suoi tacchi, ovvero da quanti anni usa scarpe con tacchi alti; L indica il prezzo delle scarpe (valore espresso in sterline inglesi); t è l’età della scarpa, dipende in poche parole da quando la scarpa è diventata di moda e A è il numero di unità di alcool consumate. L’alcool tende a far perdere il coordinamento, aumentando il rischio di cadere con i tacchi.

Camminiamo come pendoli. 

Un corpo che si muove possiede energia cinetica e, allo stesso tempo, energia potenziale, poiché sposta il suo peso avanti ed indietro:

dove m è la massa dell’oggetto considerato, g è l’accelerazione di gravità (sul pianeta Terra g = 9.81 m/s2 ) e h è l’altezza a cui si trova l’oggetto.

Immaginiamo di approssimare la camminata di ognuno di noi come il movimento di un pendolo, che oscilla avanti ed indietro grazie alla forza di gravità.
Quando il pendolo raggiunge la massima altezza, l’energia cinetica è zero e l’energia potenziale è massima. Quando il pendolo raggiunge il livello più basso avviene il contrario.
Il nostro corpo funziona, però, come un pendolo invertito: il perno si trova sull’avampiede ed il peso che oscilla è il nostro baricentro, all’altezza dell’ombelico.
Ad ogni passo, parte dell’energia potenziale viene convertita in energia cinetica, che a sua volta viene persa al contatto del piede con il suolo. In termini semplici: quando appoggiamo il primo piede sul terreno, il terreno oppone una forza e ci rallenta nel movimento della gamba fino a fermarla ed in quel momento il secondo piede avanza.
Risultato? Un consumo di energia. Tanto maggiore quanto più alto è il tacco. E allora perché state tutti lì fermi? Uscite: camminare fa bene!


Serena Pagliaroli ama il colore, la moda e i viaggi. Laureata in Fisica, racconta le sue leggi e curiosità da un’altra prospettiva.

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